Raccolgo la proposta di scrivere “due righe” per la fantastica avventura della Vogalonga 2023.
Vi racconto un progetto che ha dell’incredibile per tanti aspetti e vi dico con orgoglio: io c’ero.
Quando Serena e Lucilla (mamme di agonisti della squadra di canoa) hanno pensato di fare la Vogalonga, non c’era ancora nulla di tutto quello che poi sarebbe arrivato, era l’ottobre del 2022.
Il primo passo è stato quello di assicurarsi un allenatore e timoniere esperto che fosse disposto a raccogliere una sfida e di creare un Team, in cui accogliere anche persone che non avevano esperienza. Mauro Rossetti ha accettato subito e senza esitare.
Il gruppo è cresciuto piano piano. Io sono arrivata poco dopo ed entro dicembre eravamo già più di 20.
Alcuni di noi sono stati protagonisti su diversi campi di gara, qualcuno veniva dalla canoa, altri non avevano mai visto una pagaia, ma tutti hanno condiviso un desiderio di partecipare a questa manifestazione sportiva come se fosse una vera GARA.
La Gara è stata con noi stessi, contro il tempo. Abbiamo fatto allenamenti con il freddo, con la pioggia, abbiamo visto l’arcobaleno, abbiamo sofferto il caldo qualche volta, abbiamo scoperto muscoli che neanche sapevamo di avere, abbiamo scoperto il valore del gruppo, di qualcuno di cui ti puoi fidare e abbiamo scelto di condividere il lato migliore di noi per qualche ora della nostra vita, ogni volta.
All’inizio gli allenamenti erano ogni 15 giorni, poi ogni settimana e in fine due volte alla settimana. Abbiamo rubato tempo a vite compresse per il desiderio di essere lì a fare quell’ora (o due ore) su quella panca con di fianco persone sconosciute, di cui non ricordavamo i nomi, che cambiavano sempre ma che avevano il piacere di essere proprio lì in quel momento.
Quando è nato il progetto di una maglia ad hoc per la Vogalonga, Lucilla ha disegnato il logo, Donata ha proposto di coinvolgere l’Associazione dei ragazzi di Robin” che ha realizzato e donato le maglie stampandone il logo.
Ogni cosa si è incastrata a pennello, ogni esigenza si è risolta, tutto è scivolato sull’acqua come il nostro dragone.
Mauro ha trovato le barche da trasportare che erano state stoccate malamente e che erano luride. Le abbiamo lavate ridendo e divertendoci. Ogni persona ha fatto quello che poteva e che sapeva fare.
Avevamo il desiderio di rendere Possibile una cosa Impossibile: siamo il IMPOSSIBLE TEAM, come riportato sulla maglia creata per la Vogalonga.
A pochi giorni dalla partenza eravamo in 26 e così sono state organizzate due barche: un dragone da 20 e una Polinesiana da 6 posti.
Sabato 27 Maggio siamo arrivati tutti a Venezia, poi la barca in acqua a Cannaregio per il primo giro nei canali per il corteo con altri Dragoni: MAGIA!!!
La stanchezza era sparita: ci sentivamo euforici e pronti anche perché avevamo lavorato sodo per quel momento.
Domenca 28 ore otto, con maglia POSSIBLE TEAM, pagaia e seggiolino, pronti sul pontile.
Il tempo era nuvoloso e il cielo un po’ grigio, venticello fresco ma mare calmo. Wow ottima partenza, il tempo era con noi, eravamo pronti.
Saliamo in barca senza attese (qualcuno ha fatto code di mezz’ora) si parte. Prima parte fuori dal molo, onde alte, il primo scatto per entrare nei canali e arrivare al riparo. Tutto perfetto Mauro ci tiene sul pezzo perché siamo un po’ distratti. Siamo emozionati!!
Un po’ di code e attese e poi si arriva nel Canal Grande, ma vi rendete conto cosa vuol dire? Un boato un’esplosione, un urlo che nasce dal cuore, siamo qui, proprio noi. L’avventura comincia davvero.
Il mondo intorno sembra un film, le braccia vanno da sole, non abbiamo paura di nulla siamo felici e carichi a palla, sappiamo che se qualcuno si distrae Mauro lo richiama al suo ruolo.
Il Dragone va alla grande tanto che spesso dobbiamo rallentare, i capi voga sono super carichi.
Arriviamo in Piazza San Marco, la musica “Veneziana” a volume altissimo, non sentiamo il cannone di inizio, ma non ci interessa affatto, siamo estasiati e felici di essere insieme a quella distesa variopinta di barche e braccia che remano e non ci rendiamo neppure conto di cosa stiamo facendo.
Eseguiamo gli ordini senza farci domande, fiducia, felicità e la sensazione di essere al centro del mondo, stiamo facendo una cosa bellissima.
Onde alte a tratti, ondate d’acqua, voci estasiate, saluti, grida, timonieri che si salutano e che urlano spostati.
Imbarcazioni di ogni misura, biciclette sulle zattere, barche di voga veneta, canoe, polinesiane, gente con abiti a tema diverso, elegantissime barche storiche, tutti in un unico percorso.
Cominciamo a superare tante barche, non ci facciamo domande, passiamo vari canaloni che ci conducono verso le varie isole, non sappiamo bene dove siamo ma non importa riusciamo a tenere un buon ritmo.
Ad un certo punto prima di Burano si fa molta fatica, c’e una secca, accusiamo il colpo. Mauro si mette in scia di due dragoni stranieri che ci alleggeriscono un po’ la fatica. Entriamo a Burano.
L’occhio viene appagato da una nuova meraviglia, la fatica diminuisce, poi finalmente il ristoro.
Una breve pausa per uscire dalla barca. Camminiamo sulle barche dei tedeschi, non proprio accoglienti ma non abbiamo alternative. Le gambe ci ringraziano per potersi muovere un po’. Toilette a cielo aperto, un po’ d’acqua, banane lanciate in barca e un breve spuntino, ma ci sentiamo al Grand Hotel. Ci raggiunge anche la Polinesiana che finalmente ritroviamo.
Ripartiamo alla volta di Murano. Compare un pallido sole, il mare cambia colore e diventa di un colore chiaro quasi lattiginoso. Questo tratto sembra infinito, ci sono poche barche, la velocità diminuisce ma non ci preoccupiamo più di tanto. Non sappiamo ancora che siamo tra i primi a fare quel tratto, nessuno guarda l’orologio, il tempo non esiste, solo il ritmo delle nostre pagaie e qualche battuta con i nostri amici in Polinesiana.
Una vedetta della Guardia Costiera aspetta in un punto per dirci dove andare. Siamo in mare aperto, in lontananza si vede un lembo di terra che sembra compatto e il campanile di San Marco. Il mondo sembra a due dimensioni. Non è la fatica ma la mancanza di punti di riferimento che ci fa sembrare lungo quel tratto.
Ci avviciniamo a Murano e finalmente il paesaggio ci incuriosisce e ci attiva. Svoltati nel canale finale di Murano che porta verso Venezia non sappiamo ancora che il più è stato fatto, che manca poco all’ingresso in Cannaregio. Vediamo che manca poco al traguardo e questo ci rinvigorisce, la velocità aumenta e sembra veramente veloce.
All’ingresso nel Canale di Cannaregio parte una gioia infinita: abbiamo concluso un percorso che sembrava impossibile e che adesso ci premia con una folla di gente che ti guarda come eroi, con applausi, con persone che ti salutano e con il piacere di scoprire qualche volto conosciuto che urla e ti fa le foto.
Nella mente si affollano tante emozioni: la sensazione di trionfo, di aver scritto una bella pagina della tua storia personale, la potenza di esserci riusciti, la gioia di fare di nuovo quel percorso che al mattino abbiamo fatto per partire per questa avventura e di essere di ritorno con un tempo di tre ore e mezza (su un tempo massimo di sei ore) con un Canal Grande a disposizione, senza ingorghi di barche perché siamo tra i primi. Poi l’emozione delle nostre due barche, Il Dragone e la Polinesiana, che si avvicinano al ponte di Rialto per fare “l’alza remi” sotto il ponte, con una folla di turisti che applaude proprio noi.
Un trionfo, una gioia infinita, una fortissima emozione!
Questa è la dimostrazione che un gruppo di persone unite dalla stessa passione, pur con un obiettivo ambizioso, è invincibile. GRAZIE POSSIBLE TEAM.
Paola Hindard Barany