Domenica scorsa, 19 maggio 2024, oltre 7500 partecipanti, a bordo di 2000 imbarcazioni di ogni forma e dimensione – ma rigorosamente a remi – hanno riempito la laguna di Venezia in occasione della 48^ edizione della Vogalonga, un appuntamento molto atteso che ha coinvolto partecipanti provenienti da 29 nazioni.
Il via alla manifestazione è avvenuto alle 9 del mattino con il tradizionale colpo di cannone dal Bacino di San Marco. Il percorso, su un tracciato di circa 30 chilometri, ha previsto il passaggio per la Certosa, le Vignole, Sant’Erasmo, Burano e Mazzorbo, Murano, per entrare a Venezia nel Rio di Cannaregio e, dopo aver percorso il Canal Grande, tagliare la linea del traguardo alla Salute.
Tra le migliaia di iscritti c’erano anche 40 tesserati del CUS Milano Canoa che hanno partecipato alla manifestazione suddivisi su due Dragon Boat.
Ecco la cronistoria di chi può dire con orgoglio “io c’ero”. Sono pensieri, riflessioni e visioni, cadenzate dall’ipnotico ritmo della pagaia. Scritte e vissute da Paola Hindard Barany.
Venezia ore 8.00 Pontile Sant’Alvise.
Il cielo è molto nuvoloso ma un pallido sole sembra volerci dare il saluto per la partenza, l’atmosfera è un po’ irreale, quasi si potessero avverare tutte le variabili possibili.
Siamo pronti, siamo in tanti quest’anno, siamo in 40 e abbiamo due barche. Mostriamo un’apparente sicurezza che l’anno scorso non avevamo. Per alcuni di noi non è più la prima Vogalonga, sembriamo convinti e ci permettiamo anche qualche critica qua e là come se fossimo esperti.
Ma esperti di cosa? Ogni avventura è a sé!
Tutti seduti: parte il primo Dragone e promette “arriveremo prima noi!” Buona fortuna a voi!
Io salgo sul secondo Dragone, ci posizioniamo e via. Il primo comando fa eco, Mauro Rossetti è il nostro timoniere, lui non parla “Tuona”
“Ragazzi c’è mare e prenderemo le onde nel primo tratto, silenzio e fate esattamente quello che vi dico” e tu pensi “sì ok lo sappiamo”
Ma non sai mai davvero cosa succede, noi che ci alleniamo su acqua piatta siamo un po’ comodi, noi non conosciamo il mare e le onde combinate con il vento, noi no! Ma Mauro, Si!
Prendiamo il largo e appena giriamo verso il canale imbarchiamo un paio di onde. Tutto il tuo set mentale, il tuo set di abbigliamento e la tua idea di percorso cambia da subito. Siamo tutti bagnati, buongiorno Venezia!
Sono le 8.10 e tu che pensavi di essere un po’ più esperto capisci …. Che non hai capito nulla!
Come entriamo nel canale un Dragone Olandese è fermo e imbarca acqua, sono sotto fino alla cintura. Noi siamo solo bagnati, non siamo messi così male ma chi è nuovo si spaventa e cominciano a partire critiche e commenti inutili. Sì siamo proprio comodi noi.
Navigare in una barca con venti persone su mare ti insegna la fiducia, la collaborazione e il rispetto ma non tutti sanno gestire la paura, è scuola di vita. Comunque, nel canale il mare si calma e tutto rientra.
Arriviamo nel Canal Grande, wow! Ma che meraviglia siamo protagonisti di un viaggio nella Storia.
Venezia sembra una città da scoprire ogni volta, ci sono molte barche intorno a noi e ci godiamo il percorso.
In piazza San Marco si apre una splendida e variopinta distesa di barche di tutti tipi e colori. Mi sembra che ci siano più barche dell’anno scorso, lo spazio tra le barche sembra ristretto. Sentiamo il colpo di cannone, segnale della partenza, e quell’esercito di barche si muove. Il mare è un po’ mosso e tutto si muove di colpo. Bisogna tenere un ritmo un po’ sostenuto e stare attenti ai comandi. La vera avventura comincia adesso!
Arriviamo alla prima svolta in laguna e lì dobbiamo fare manovre per non essere bloccati dalle altre barche. Intravediamo il nostro secondo Dragone ma non riusciamo ad avvicinarci. Volano un po’ di “insulti velati” a chi si mette di traverso e taglia la strada.
Fatta la svolta c’è mare e una barca si mette di traverso contro una bricola. Rischiamo lo scontro perché non riesce a gestire le onde, ma va tutto bene. Non possiamo ancora abbassare il ritmo, ci sono onde da gestire. Alcune persone che sono in barca per la prima volta brontolano e in cuor loro pensano “ma chi me l’ha fatto fare?”, ma il ritmo continua e finalmente imbocchiamo il canale della Certosa …… ok il passo può diventare più lento.
In questo tratto incrociamo anche il gruppo dei 14 canoisti del Cus Milano, loro sono venuti con K1 e K2, hanno avuto la meglio nello svicolo verso la laguna e sono già arrivati quasi tutti fino qui.
Nel tratto verso Burano la pagaiata diventa più faticosa e accusiamo la fatica, ma poi ci fermiamo per il ristoro: ci vengono date banane e acqua e ci fermiamo un po’ più del dovuto per tempi tecnici per il bagno.
Alcuni turisti ci chiedono cosa sia la Vogalonga, sgranano gli occhi quando scoprono il numero dei chilometri e ci fanno i complimenti. Ci servivano, abbiamo freddo, siamo bagnati e c’è nuvoloso, ma proviamo un po’ di orgoglio per essere lì e desideriamo ripartire per scaldarci.
Il tratto verso Murano è il più lungo, senza punti di riferimento e il tempo ci regala un po’ di sole che ci scalda e ci asciuga. Grazie abbiamo apprezzato!
Ci avrebbe fatto piacere chiacchierare con i nostri amici dell’altro Dragone ma li abbiamo persi di vista e così il nostro presidente Paolo Pescalli socializza con un gruppo di canoiste della Repubblica Ceca e offre loro di mettersi in scia per alleggerire la fatica. Questo diversivo ci distrae nel tragitto.
Murano ci accoglie con il suo splendore e tante persone ad attenderci. Alza remi davanti a casa Toffolo e ci troviamo di nuovo imbottigliati per uscire dal canale verso Venezia.
L’arrivo a Cannaregio ci sorprende. Ci fermano fuori per dare precedenze a chi è arrivato prima e rimaniamo fermi un tempo indefinito. Il tempo in barca non lo guardi, lo vivi. C’è veramente tanta gente in mare, servono manovre in continuazione, non riusciamo neppure a fare foto o filmati.
Osserviamo tutta quella gente che aspetta di entrare in Venezia. Ormai siamo alla fine. Abbiamo fatto tanti chilometri, ci aspettavamo un’entrata trionfale, avremmo voluto un passaggio agile sotto il ponte con alza remi agli amici che ci aspettavano, e invece siamo lì fermi. I percorsi come questo non li puoi programmare, li devi vivere e paghi il prezzo delle scelte fatte, “sarebbe stato meglio fare una sosta breve” dice Mauro. E già, ha proprio ragione!
I sommozzatori in acqua dirigono il traffico verso il ponte e raddrizzano le barche. Ci rendiamo conto di quanto siano superficiali gli sportivi improvvisati, quelli che non calcolano i rischi e che hanno la pretesa di essere al centro del mondo.
Ci rendiamo conto di essere molto fortunati, non siamo esperti (non tutti almeno) ma siamo stati formati al rispetto delle regole e delle persone, perché lo sport è soprattutto questo.
Arriviamo nel Canal Grande e …. ancora una volta ti senti un bambino nel parco giochi, vedi cose che non avevi mai notato, ti distrai e ti rendi conto di avere un privilegio unico, quello di poter dire che “io, proprio io ce l’ho fatta”
Si perché non c’è nulla di scontato, quella barca che ha imbarcato acqua 300 metri dopo la partenza non ha potuto vivere tutto questo, quelli che hanno tagliato il percorso, non posso dire io l’ho fatta tutta con onore, perché lo sport quello vero è fatica, onestà, rispetto e soprattutto tanta gioia condivisa.
Grazie a tutti e grazie Venezia, non finisce qui, è una promessa!
Paola Hindard Barany